Una nuova unità di misura per il denaro

2 08 2007

 

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Dunque: a conti fatti, con il Palio abbiamo guadagnato, tolte le spese, circa 1.600 euro, per merito soprattutto della lotteria. Milleseicento monete da 1 euro che, se messe in pila una sull’altra, fanno una colonna di 3 metri e 20 centimetri. Con il Torneo di Bridge, invece, il ricavo netto è stato di quasi 1.000 euro, e qui la colonna arriva a 2 metri.

Bene, nel giro di una settimana abbiamo formato una pila di 5,2 metri di monete da un euro, millimetro più millimetro meno, da destinare in beneficenza. Questi erano i patti e questo è ciò che faremo. Non che a noi gli euro avanzino, tutt’altro, però sarà molto difficile che ci vediate in giro a caccia di fondi per noi stessi. Non lo facciamo quasi mai. Coltiviamo la strana fissazione di volercela cavare da soli nel nostro quotidiano, con i nostri servizi, con le nostre tessere, con i nostri calendari, con le nostre prestazioni, con tutto quello che, insomma, lo statuto della società ci consente d’offrirvi, in cambio di oblazioni spontanee più o meno remunerative. Tutto il resto, cioè tutto quello che è frutto della vostra pura e semplice (e straordinaria) generosità, lo devolviamo a chi sta peggio di noi. Abbiamo, come saprete, alcune iniziative in piedi, sparse per il mondo, che con orgogliosa perseveranza cerchiamo di portare avanti e mantenere il più a lungo possibile. Lo Sri Lanka è sicuramente la prima che mi viene in mente: laggiù vivono 42 bambini orfani che abbiamo adottato a distanza nel 2005, dopo la tragedia del maremoto, ed ai quali cerchiamo di non far mancare nulla, a cominciare dalla casa; e poi c’è il Burkina Faso, per il cui ospedale di Nanorò stiamo acquistando e allestendo un’ambulanza “speciale”, preparata proprio per quel difficile territorio dove, peraltro, le ambulanze quasi non esistono (proprio lì che servirebbero come il pane… a proposito, anche quello manca, chissà com’è ‘sta storia… si dice che piove sempre sul bagnato ma, a quanto ne so, pure con l’acqua sono messi male… ).

Piccole cose, forse, se inserite nella grigia prospettiva globale contemporanea ma, scusate, da qualche parte dovevamo pur cominciare. L’alternativa era quella di stare a guardare. Guardare e basta. Magari davanti alle tv o ai quotidiani – nell’attesa che sia pronta la cena – commentando con sdegnata e vibrante protesta (come fanno le cicale di De Andrè)  questo o quel governo, questa o quella nazione, questo o quel popolo, questa o quella politica, questo o quel personaggio, questa o quella religione, ecc. ecc.  Ma ormai ci conoscete abbastanza bene per sapere che noi non siamo quelli che stanno a guardare.

All’inizio dell’anno pubblicizzammo la nostra campagna tesseramento 2007 con una frase che diceva: “Forse non riusciremo a fare grandi cose per cambiare il mondo, ma quel poco che possiamo lo DOBBIAMO fare”. Ecco, noi siamo proprio quelli lì. Quelli che  lo DEVONO fare e che, anche se hanno solo 5 metri di monete, usano quei pochi metri per diminuire i troppi chilometri di sofferenza e vergogna che dividono il mondo in due. Perché, comunque sia, ogni millimetro ci avvicina di un millimetro a chi ha la mano tesa verso la speranza.

Sono solo punti di vista, è vero, ma quello di usare questa strana unità di misura per quantificare i  guadagni, cioè i metri di cammino percorribili verso un obiettivo solidale e concreto anziché il mero, statico ed arrogante, valore monetario – per quanto ingenuo e folle possa sembrare – ci fa stare bene. Davvero. Dovreste provarci anche voi…

Grazie sempre.     


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