Come ogni anno, anche quest’anno è arrivato il 10 Luglio. Il compleanno dei Volontari del Soccorso. C’è poco da fare, ogni giorno che arriva racchiude in sé il ricordo di una genesi, sia essa riferita alla nascita di una persona, a quella di un’istituzione o un evento particolare e questa domenica, tra le altre cose, c’è pure quella dei Volontari.
Oggi i Volontari del Soccorso compiono 42 anni. Considerato che non ci sono aspettative medie di vita per le associazioni di volontariato, non posso dire se 42 anni siano tanti o pochi. Forse sono tanti per chi, fino ad oggi, si è fatto in quattro al fine di realizzare un sogno; per chi ha sudato nelle riunioni; per chi non ha dormito nelle notti di squadra; per chi si è ostinato a portare avanti un’idea nuova, contro tutto e contro tutti. Insomma per chi ha fatto l’impossibile, bene o male, nell’intento di migliorare la società in cui viveva.
E probabilmente sono pochi, invece, per chi da domani inizierà a farsi in quattro per consentire a questo sogno di non smaterializzarsi nell’universo del mondo che verrà; per chi riceverà il testimone da portare nel suo futuro, immaginando quel futuro infinito nel tempo e nello spazio; per chi voltandosi indietro vedrà “appena” 42 anni di storia, ma guardando avanti non percepirà nemmeno l’orizzonte della sua nuova destinazione, da quanto lontana, ambiziosa e meravigliosa potrà essere.
In ogni caso, tanti o pochi siano 42 anni, la linea di confine tra il prima e il dopo, tra il passato e il futuro, tra l’ieri e il domani, è adesso. E’ oggi. Siamo noi. E si chiama presente.
L’illusione più ingannevole sul presente è quella che sia immutabile, sempre uguale a sé stesso. In realtà nulla è più sbagliato di questo concetto poiché nulla è più cangiante dell’idea stessa di presente.
Il presente è un attimo talmente sfuggente da diventare effimero persino nella memoria del suo ricordo. Non è possibile analizzarne la durata perché non ne ha. Dal momento che lo osservi diventa passato. Un attimo prima che lo fai è ancora futuro.
Ebbene, che ci crediate o meno, è proprio in questa totale impalpabilità del presente, nella sua eterea consistenza, che tutte le cose accadono. Tutto ciò che esiste, che è nato, che è vero, si è realizzato in un tempo che, al momento dell’evento, era il presente. Il suo presente. Lo stesso presente infinitamente infimo di cui parlavamo prima. E fa venire la pelle d’oca pensare come in un alito di tempo talmente impercettibile da non poter nemmeno essere misurato senza modificarne non solo la sostanza ma addirittura il nome, in quell’infinitesimo di attimo tutto il reale abbia avuto origine. Io, voi, la macchina a vapore, il cinescopio, il tostapane, il fiume Po’, i Volontari del Soccorso di Rapallo, la bomba atomica. Tutto nato in un lontano presente, ma vissuto e vivente nel passato dei ricordi e nel futuro delle ipotesi.
Da una parte ciò che è stato, dall’altra ciò che sarà. Due universi complementari, due emisferi separati e allo stesso tempo uniti dalla sottile e sinuosa saldatura del presente, che come un cordolo ne ricama la superficie.
Bene, io mi trovo esattamente sul bordo impercettibile di quel cordolo, ora, mentre sto scrivendo le righe che avete davanti. Sono a cavalcioni della linea di confine tra il passato e il futuro dei Volontari del Soccorso e, dal mio punto di vista privilegiato, posso osservarne i due universi temporali; ma, ahimè, non posso fare a meno di accorgermi che la mia posizione è talmente precaria e scomoda da farmi perdere l’equilibrio. Sì, sto scivolando e sto cadendo giù: verso il basso, verso sinistra, verso il passato.
Credo sia inevitabile e, in cuor mio, ritengo un dovere d’onestà intellettuale dichiararlo almeno un attimo prima che accada: ormai faccio parte del passato dei Volontari del Soccorso. Non ne rappresento più il presente e, per quanto posso vedere da qui, nemmeno il futuro. Ci sono fasi della vita che sanno farsi rispettare e, anche se tu non lo vorresti e per quanto tenacemente tu possa lottare, alla fine bisogna arrendersi. Piaccia o non piaccia.
Non esito ad ammettere che il tempo e le energie che oggi, in questo presente, dedico ai Volontari del Soccorso sono pressoché ridicoli se paragonati a ciò che i Volontari sono e, soprattutto, a ciò che si meritano. Lo so. So anche che continuare a rivestire la carica di Segretario, nonostante tutto, può essere considerata alla stregua di usurpazione di titolo, se non peggio. Tale situazione non è totalmente conforme alle direttive della mia volontà, ho tentato di porvi rimedio, anche solo a livello formale, ma certi percorsi possono essere più tortuosi di quel che si può immaginare e, senza stare a spiegare i come e i perché, continuerò a fregiarmi della carica, ancorché senza merito, sino al termine naturale del mio mandato, previsto tra pochi mesi. Poi si vedrà. Tuttavia me ne assumo ogni responsabilità, scusandomi con tutti coloro che, giustamente, osservano, riflettono e giudicano.
Tutto qui. Mi sentivo in dovere di dire queste cose e, un po’ ruffianamente forse, ho colto l’occasione dell’anniversario dei Volontari per farlo, visto e considerato che è ai Volontari che dovevo dirle. Il compleanno è il momento in cui ci si riunisce, si festeggia e si fanno i bilanci. Tutte cose che non possono avvenire senza la franchezza di ammettere gli errori o le inadeguatezze. Tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile: e quando con tale affermazione ci si riferisce a noi stessi, vi garantisco, fa un certo effetto declamarla con nonchalance. Però ci sono momenti in cui bisogna farlo. E credo che in fondo, questo, sia il modo più vero per augurare un ottimo futuro a chi, ne sono sicuro, saprà trasformare il proprio presente in un passato sempre più grandioso.
Ciao Volontari, tanti splendidi auguri.
Luca
Commenti recenti